Spesso si paragona la mente umana ad un computer in cui sono installati quei programmi grazie ai quali funzionano tutti gli apparati e gli elementi del corpo umano. Proviamo invece ad utilizzare una metafora diversa: proviamo a pensare alla mente umana come ad un jukebox, un contenitore di dischi musicali e di canzoni. Allo stesso modo infatti la mente tende a trattenere ed immagazzinare ad un livello inconscio tutti i ricordi e tutte le esperienze che ognuno di noi vive, proprio come se fossero delle canzoni, milioni di canzoni.
Con il jukebox, quando più ci piace, possiamo scegliere un titolo tra i tanti disponibili, selezionarne il relativo pulsante e aspettare che la macchina musicale lo prelevi tra tutti quelli contenuti, lo posizioni sotto la puntina e lo faccia girare. E a noi non resta che ascoltare la canzone.
Allo stesso modo, come nel caso delle nostre canzoni preferite, possiamo accedere ai nostri ricordi più belli, più emozionanti o utili in una data situazione, quando più lo desideriamo. Cosa che vale, purtroppo, anche nel caso dei ricordi che invece preferiremmo dimenticare. Per farlo dobbiamo solo ricorrere a specifiche ed apposite modalità: così facendo avremo la possibilità di accedere, quando ne abbiamo voglia o necessità, a stati d’animo positivi, allegri, emozionanti, e quindi potenzianti, vissuti in precedenza.
Uno di questi metodi è noto con il nome di ancoraggio. In pratica attraverso la tecnica dell’ancoraggio possiamo risalire ad uno stato d’animo, ricordandolo e quindi rivivendolo nel presente, direttamente a partire da uno stimolo cui lo abbiamo legato, stimolo che può essere delle più svariate nature. Ad esempio possiamo associare un momento di grande sicurezza al gesto di stringere con forza il pugno: in questo modo, ogni volta che avremo bisogno di un po’ di carica, ci basterà ripetere il gesto del pugno per rivivere istantaneamente quelle emozioni ad essa associate.
L’importante è saper chiedere il disco più adatto rispetto alle varie situazioni che viviamo. Una canzone che sia allo stesso tempo sentimentale e dotata anche di un ritmo allegro e dinamico, non sarebbe molto efficace: sono due generi difficilmente compatibili. Ci vuole dunque un po’ di attenzione e precisione. Altra condizione da rispettare per poter utilizzare il nostro jukebox mentale delle emozioni e dei ricordi è che dobbiamo aver vissuto in prima persona l’esperienza cui si riferisce il disco. Se non abbiamo mai vissuto quella data esperienza, non possiamo richiamarla alla memoria per utilizzarla nel presente come supporto potenziante o per rifornirci di nuova energia.
Alla luce di questa condizione, è evidente quanto sia importante e necessario allargare i nostri orizzonti, vivere in modo pieno, accumulando il maggior numero di esperienze possibili. In questo modo amplieremo sia il cerchio delle nostre conoscenze, arricchendoci come persone grazie al confronto con realtà diverse dalla nostra, sia la nostra mappa, ovvero quegli schemi interpretativi con cui cataloghiamo e diamo senso al mondo che ci circonda.
Esiste tuttavia un piccolo espediente, da utilizzare nei casi in cui non possiamo proprio fare a meno di un’esperienza che non abbiamo ancora vissuto: possiamo usare un po’ di immaginazione e cercare di visualizzare quell’esperienza, visto che non ci siamo mai concretamente confrontati con essa. Visualizzare significa creare nella nostra mente dei veri e propri filmati molto particolareggiati e realistici: in questo modo il nostro cervello non riuscirà a distinguere facilmente la realtà vissuta davvero dalla realtà che abbiamo solo costruito con la nostra immaginazione. Per questo la situazione visualizzata è comunque utile per avere un’influenza concreta nella realtà e per realizzare davvero l’evento che avevamo solo immaginato.
Facciamo un esempio attinente con il tema centrale di queste pagine, la seduzione. Mettiamo il caso di non essere ancora riusciti a sedurre la persona che ci interessa e che stiamo tentando di conquistare, il nostro cosiddetto “potenziale partner” (d’ora in avanti ci riferiremo a questo termine neutro per indicare sia un uomo che una donna). Prima di incontrarlo proviamo a visualizzare il nostro appuntamento. Immaginiamoci con il potenziale partner, in splendida forma, mentre lo affasciniamo, parlandogli in modo seducente. Dobbiamo pensare a tutto nei minimi particolari, magari ricollegandoci a situazioni simili in cui ci siamo trovati con altri partner. I nostri sguardi, i gesti che facciamo, il modo in cui questa persona reagisce alle nostre parole e finalmente cede alla nostra corte. Così facendo riusciremo a creare una ottima base per la nostra reale vittoria seduttiva.
Quella di cui abbiamo appena parlato è la cosiddetta visualizzazione, una delle tecniche di cambiamento e potenziamento personale più potenti ed efficaci. Il potere delle visualizzazioni è davvero molto vasto perché ci consente di creare, con la semplice immaginazione, un disco per il nostro jukebox mentale con tutti i contenuti che desideriamo.
Alcuni esperimenti scientifici lo dimostrano chiaramente. Uno dei più sorprendenti è stato condotto su un diverso numero di atleti, suddivisi in due gruppi. Una parte dei soggetti sono stati allenati attraverso una serie di esercizi fisici molto duri e faticosi; gli altri atleti invece dovevano allenarsi in modo solo immaginario, con esercizi a livello puramente mentale. Dopo alcune settimane vennero registrati i risultati sportivi dei due gruppi: quelli ottenuti dagli atleti allenati a livello mentale furono praticamente identici al gruppo di chi si era allenato in modo tradizionale, trascorrendo settimane di intensissimo lavoro fisico. Quanto conta allora l’immaginazione e quanto è grande l’influenza della mente?
Un ulteriore esperimento è stato condotto su alcuni studenti: suddivisi a metà, vennero assegnati a due diversi insegnanti. Al professore del primo gruppo fu detto che si trattava di ragazzi particolarmente dotati, dei geni. All’altro fu detto invece che avrebbe dovuto domare un gruppo di ragazzi indisciplinati e dalle ridotte capacità intellettive. Quale pensiamo che sia stato il risultato nel caso dei due gruppi? Il primo gruppo di studenti confermò doti intellettuali brillanti e facilità di apprendimento, al contrario del secondo, i cui risultati furono piuttosto scadenti. Quindi le diverse convinzioni degli insegnanti furono determinanti: il risultato infatti non dipendeva dal fatto che i primi fossero realmente dei geni o i secondi realmente meno intelligenti, ma piuttosto dalle differenti credenze degli insegnanti. In base ad esse i due si erano comportati in un modo particolare che aveva influenzato la reazione dei ragazzi. Il primo li aveva trattati da geni, trasmettendo loro tanta sicurezza, rispiegando con molta disponibilità e in modo più comprensibile le lezioni che loro non capivano. D’altra parte erano dei geni e quando non capivano, sicuramente la colpa non era loro, piuttosto sua. Al contrario, il secondo insegnante non rispiegava mai una lezione: sarebbe stato solo tempo perso, visto che aveva a che fare con studenti in apparenza piuttosto lenti; quindi procedeva con il suo programma senza preoccuparsi del loro livello di apprendimento. Di conseguenza, a poco a poco, i suoi studenti cominciarono davvero a pensare di non essere bravi e l’insegnante trovò così la conferma di quello che gli avevano premesso sui suoi ragazzi. In definitiva, ciò in cui si crede tende a realizzarsi sempre.
Anche il cosiddetto “effetto placebo”, proprio della scienza medica, è la prova di quanto sia forte il potere della mente e delle nostre convinzioni, persino nella guarigione da alcune malattie. Semplici pasticche di zucchero a volte si sono rivelate efficaci al pari di antibiotici o medicine specifiche, se al paziente cui erano somministrate veniva detto trattarsi dell’ultimo ritrovato scientifico in fatto di guarigione. Incredibile, ma vero.
Allo stesso modo si può verificare l’effetto opposto, definito “nocebo”: se ad esempio dopo un pranzo fra amici, uno dei commensali si sente male e qualcuno tra loro suppone che la causa sia da attribuire alle pietanze mangiate durante il pasto, sarà facile che anche altre persone comincino a sentirsi male, accusando gli stessi sintomi. La suggestione insomma, ciò in cui si crede, è spesso più potente di qualsiasi altra medicina.
Alcuni anni fa, Richard Bandler, uno dei fondatori della Programmazione Neuro-Linguistica, voleva addirittura commercializzare le “pillole di placebo”, presentandole come la prima medicina al mondo per la cura di qualsiasi malattia e priva di qualunque effetto collaterale. Un’idea niente male, che sicuramente avrebbe guarito moltissime persone dalle più comuni malattie psicosomatiche: mal di testa, ulcere, depressioni. Queste malattie, oggi molto diffuse, sono solo uno dei numerosi effetti negativi prodotti da una mente male indirizzata, perennemente concentrata sui mali del mondo, sulle proprie sventure e sugli insuccessi. Una mente che però è talmente potente che, se utilizzata nel modo corretto, può offrire un numero straordinario di risorse, non appena ne abbiamo bisogno. Una mente che può permetterci dunque di conquistare la persona che desideriamo in poco tempo, lasciandola affascinata e magneticamente attratta dalla nostra personalità.
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Estratto del Manuale di Psicologia della Seduzione di Giacomo Bruno - II parte "Jukebox mentale"
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