Le letture non si consigliano, se non ai principianti del leggere. Ognuno deve trovare le proprie letture con l'istinto, che − nel lettore abituato − diventa quasi sempre infallibile.
[Massimo Bontempelli, Il Bianco e il Nero, 1987]

martedì 3 marzo 2009

Business Model e Web 2.0


Ciao a tutti.

Oggi vi segnalo un interessante "video". Avete capito bene. Video.

L'autore del video è Daniele Cerra. In questo video esamina alcune tra le principali strategie adottate da siti e servizi Web 2.0, per garantire un ritorno economico.

"Come ogni attività imprenditoriale, i servizi Web 2.0, devono avere delle entrate con cui sostenere le spese di esercizio e pagare gli stipendi dei propri collaboratori. La strategia adottata per realizzare "utili" e rapportarsi con il mercato viene definita "business model".

La stragrande maggioranza dei servizi 2.0 può essere fruita gratuitamente. Questo spinge le aziende che li gestiscono alla ricerca di canali economici, anche allontanandosi dalle forme di guadagno più tradizionali, come l'abbonamento o la licenza.

Il sistema più classico cui si ricorre è quello della pubblicità. Nelle pagine di social network, blog o servizi che vantano un'ampia base di utenti (come Facebook e YouTube), la presenza di pubblicità è una costante.

Sebbene il banner sia ancora molto utilizzato, si sviluppano tecniche pubblicitarie più complesse.

Il caso di Revver, un servizio di pubblicazione di video, risulta interessante. La pubblicità è integrata nei video pubblicati dagli utenti e compare in sovraimpressione durante la visualizzazione dei filmati. Parte delle entrate ottenute con la pubblicità contestuale aggiunta da Revver, viene ridistribuita agli utenti che hanno pubblicato il filmato, risolvendo il problema delle spettanze per i collaboratori.

Ci sono siti che fanno a meno della pubblicità e offrono più livelli di servizio. Il livello di base non ha costi per gli utenti, mentre per quelli più evoluti e personalizzati è richiesto il pagamento di un costo fisso o la sottoscrizione di un abbonamento con canone peridoco. Questo modello viene detto Freemium ed è adottato da servizi come Flickr e LinkedIn.

Come ben sanno gli utenti di Flickr, la registrazione gratuita permette di pubblicare un numero di fotografie limitato. Lo spazio a disposizione può essere ampliato sottoscrivendo e pagando un abbonamento annuale.

Flickr inoltre mette a disposizione, tramite aziende partner, altri servizi a pagamento. Da questo sistema di affiliazione è plausibile che ottenga benefici economici: in termini di "vendita degli spazi" e condivisione degli utenti alle aziende affiliate , o grazie a percentuali delle transazioni economiche che passano per Flickr.

LinkedIn offre servizi a valore aggiunto che permettono di monitorare il profilo personale con maggior dettaglio. In aggiunta, le aziende che vogliono poter attingere informazioni dal database di LinkekIN per ricercare personale o monitorare figure professionali, possono farlo sottoscrivendo un abbonamento.

Altri grandi servizi 2.0 come, tra gli altri, eBay, richiedono alle aziende o gli inserzionisti dei costi di gestione (commissioni) o di abbonamento.

Il modello di business di questi servizi si basa quindi sulla disponibilità di un'ampia base di utenti, ovvero nel fornire alle aziende un mercato di potenziali acquirenti.

Altro modello molto in voga è quello delle "aste a ribasso". Un sito che promette la possibilità di acquistare oggetti del valore di decine di migliaia di euro per pochi centesimi, mette in atto un meccanismo simile alla lotteria, in cui il costo delle giocate di chi non vince ripaga il montepremi.

Del tutto particolare è il caso di bid8.it, sito di aste al ribasso in cui si accumulano crediti da giocare rispondendo a sondaggi di mercato e invitando amici.

Ci sono diversi altri modelli di business per i servizi gratuiti disponibili on-line. Wikipedia, per esempio, chiede di essere sostenuta tramite un sistema di donazioni volontarie.

Il mondo delle piattaforme di pubblicazione open source si basa sulla realizzazione di software gratuiti che, per essere installati e personalizzati, richiederanno l'attività retribuita di sviluppatori preparati.

Per concludere, va sottolineato come in certi casi non sia affatto facile interpretare il modello di business di progetti Web 2.0. Spesso questo accade perché tale modello non è ancora definito. YouTube, per esempio, è nato come un esperimento che, una volta raccolta l'attenzione di milioni di utenti, ha suscitato l'attenzione di un colosso come Google che l'ha rilevato facendo la fortuna dei fondatori.
"

***Il video***


Ringrazio l'autore per il contributo.

Buona visione a tutti!

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Letture consigliate:
* Web Marketing 2.0 - I Nuovi Strumenti per Creare un Business Vincente nel Web - Ebook di Pasquale Miele
* Web Developer - Strategie di Programmazione e Sviluppo di Siti Web e Portali E-Commerce - Ebook di Vincenzo Iavazzo
* Web Design 2.0 - Diventare un Web Designer di Successo nell’Era dei Blog e dei MiniSiti - Ebook di Carmela Bifolco

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